La tecnica MIPO (Minimally Invasive Plate Ostheosynthesis) sfrutta la via percutanea per curare le fratture più complesse in cani e gatti grazie all’utilizzo di placche di moderna concezione con viti a stabilità angolare.
Nel corso degli anni, gli studi e le ricerche condotti in ambito ortopedico e di traumatologia veterinaria hanno consentito di raggiungere il recupero funzionale di un arto fratturato in tempi sempre più brevi.
Questo è accaduto grazie al perfezionamento di nuove tecniche mininvasive come la Mipo, appunto.
Scopi e vantaggi della tecniche mininvasive
L’obiettivo delle tecniche mini invasive è quello di stabilizzare la frattura e ridurre il dolore:
-stressando poco o nulla i tessuti cutanei e sottocutanei
-migliorando il processo di guarigione delle lesioni ossee
-velocizzando i tempi di guarigione
per un ripristino ottimale della funzionalità dell’arto colpito.
Tra le tecniche mini invasive di nuova generazione più utilizzate c’è la “riduzione artroscopica assistita”
Questa tecnica prevede l’inserimento di minuscole telecamere nell’articolazione attraverso piccoli fori fatti nella pelle.
I fori praticati hanno un impatto insignificante per il paziente operato e garantiscono un maggior comfort nel periodo post-operatorio.
I tempi di guarigione si riducono sensibilmente anche nel caso di interventi che richiedono l’impianto di protesi.
Ma è la MIPO (Minimally Invasive Plate Ostheosynthesis) la tecnica più innovativa ed efficace
La tecnica MIPO prevede l’approccio al sito di frattura creando un accesso chirurgico quanto più limitato possibile.
L’accesso è sufficiente a permettere il passaggio delle placche attraverso la cute ed i tessuti molli per arrivare alla superficie ossea.
La tecnica MIPO ben si inserisce nel concetto di “biological internal fixation”
Riduce al minimo il trauma chirurgico, limitando al massimo anche l’esposizione del paziente al rischio di infezioni intraoperatorie e impedisce la formazione di ematomi locali.
Dalla diffusione applicativa di questo nuovo metodo di intervento, è scaturito anche ha portato lo sviluppo di placche di nuova generazione:
– la Low Contact – Dynamic Compression Plate (LC-DCP), caratterizzata da una riduzione del contatto tra placca e osso
– la Locking Compression Plate (LCP), impianto a stabilità angolare
Le placche a stabilità angolare non rendono più necessario il modellamento minuzioso e permettono di bloccare la posizione dei frammenti ossei limitando così il rischio di scomposizioni secondarie.
Dunque, il Veterinario Ortopedico fissa l’impianto ai 2 monconi ossei principali.
Dalla fissazione esterna alla tecnica MIPO
Prima dell’introduzione dei sistemi a stabilità angolare con tecnica MIPO, le fratture non ricostruibili venivano generalmente trattate con tecniche di fissazione scheletrica esterna.
Tuttavia la gestione del periodo post-operatorio in un paziente con fissatore esterno risulta impegnativa sia per il proprietario dell’animale che per il veterinario.
Il paziente veterinario presenta infatti grandi differenze rispetto a quello umano
L’essere umano trascorre la convalescenza seguendo le indicazioni fornitegli dal medico.
Riprende la sua mobilità progressivamente, spesso con l’aiuto di tutori esterni che gli permettono di deambulare senza sovraccaricare l’arto operato.
Il paziente veterinario, invece, non comprende le motivazioni per cui viene sottoposto al trattamento chirurgico.
Cani e gatti tollerano poco l’immobilità o la contenzione
Spesso il proprietario non è in grado di far rispettare al proprio animale un periodo postoperatorio adeguato.
La conseguenza è che l’auspicato utilizzo dell’arto operato non è così precoce come si spera e i tempi di ripresa si allungano.
Ecco perché è bene proporre e applicare le nuove tecniche mininvasive.
Ottenere il recupero funzionale in tempi sempre più brevi e con un impatto quasi pari a zero dovrebbe essere l’obiettivo di ogni Veterinario Ortopedico.