L’osteosarcoma è il tumore osseo più temuto nei pazienti veterinari per via del suo elevato potenziale metastatico.
L’osteosarcoma, aggressivo e invasivo, si manifesta con maggiore frequenza in cani di età compresa tra i 6 e gli 11 anni ma può colpire anche individui giovani.
L’incidenza maggiore si riscontra su cani di razza grande e gigante e in prevalenza maschi.
Le ossa lunghe degli arti sono quelle maggiormente interessate.
Per quanto riguarda l’arto anteriore, le due principali sedi di localizzazione sono il radio e l’omero mentre per quello posteriore sono il femore e la tibia.
I sintomi dell’osteosarcoma nel cane: zoppia e tumefazione
Il cane affetto da osteosarcoma manifesta zoppia all’arto.
La zoppia è la conseguenza del forte dolore provocato dall’osteosarcoma all’osso e dal processo di distruzione di quest’ultimo provocato dalla neoplasia.
Dolore e zoppia tendono ad aggravarsi inesorabilmente.
Inoltre, si sviluppa un gonfiore o sporgenza di consistenza ossea e dolente proprio in corrispondenza del punto in cui è insorta la neoplasia.
Le cause per cui si sviluppa un osteosarcoma nel cane sono ancora poco note ma si ipotizza che il fattore genetico giochi un ruolo significativo.
Il fattore genetico: l’alterazione del gene oncosoppressore TP53
Lo studio dei fattori genetici nei pazienti veterinari si sta approfondendo sempre più in seguito alle scoperte effettuate in Medicina Umana.
Le alterazioni dei geni oncosoppressori implicati nello sviluppo delle neoplasie negli uomini sono state valutate nei cani affetti da osteosarcoma.
Più precisamente è noto che il gene TP53 riveste un ruolo importante nella soppressione tumorale.
Definito il “guardiano del genoma”, il gene TP53 identifica i danni al DNA e impedisce il processo di replicazione delle cellule tumorali.
La sua alterazione è stata riscontrata in una grande varietà di tumori del cane, tra cui l’osteosarcoma.
Dunque, esisterebbe una correlazione tra la mutazione di questo gene e la proliferazione incontrollata delle cellule neoplasiche.
Il trattamento conservativo dell’arto: il Limb Sparing
Storicamente, il trattamento più comune è l’amputazione dell’arto malato, supportato da chemioterapia.
Tuttavia, oggi esiste un’alternativa: il Limb Sparing, letteralmente il “risparmio degli arti”.
Utilizzando il principio conservativo del risparmio degli arti e grazie ai progressi nella realizzazione delle protesi, grazie al Limb Sparing oggi è possibile procedere alla sola escissione della parte interessata di osso, sostituendolo con un impianto interno che mantiene l’arto dell’animale funzionale e portante.
Grazie a sofisticate tecniche di imaging avanzate e di stampa 3D, le protesi interne vengono realizzate su misura per ogni singolo animale, per stabilizzazioni e osteointegrazioni praticamente perfette.
Quando è possibile ricorrere al Limb Sparing?
La fattibilità del ricorso alla procedura di risparmio dell’arto dipende da molteplici fattori, tra cui la posizione del tumore e il suo grado di invasione nei tessuti circostanti.
L’attuazione del trattamento di Limb Sparing richiede una pianificazione specifica e personalizzata per ogni singolo paziente: un vero e proprio progetto al quale devono contribuire simultaneamente il veterinario oncologo, il veterinario ortopedico e il veterinario curante.
Una cosa è certa: quando un cane è affetto da osteosarcoma, la gestione del dolore che lo affligge è una priorità assoluta.
Qualunque sia il trattamento a cui il cane verrà sottoposto, l’obiettivo finale deve essere sempre quello di migliorare la qualità di vita del paziente e di allungarne l’aspettativa di vita.