Il legamento crociato craniale (LCA) rappresenta la struttura più importante tra quelle che concorrono a stabilizzare l’articolazione del ginocchio del cane.
Il legamento crociato craniale é una struttura legamentosa, lunga in media 30 millimetri circa e larga circa 11 millimetri, che agisce dentro l’articolazione.
È formato da due bande, una cranio-mediale ed una caudo-laterale.
Ricopre due importanti funzioni:
- previene l’iperestensione del ginocchio
- limita la rotazione interna della tibia
Si parla di rottura quando una delle due bande o parte di esse si lacera.
La lacerazione del legamento crociato anteriore impone il ricorso alla chirurgia ricostruttiva, in quanto il legamento, anche se trattato farmacologicamente, non guarisce.
Infatti, il trattamento medico con antinfiammatori o altri farmaci porta solo ad un miglioramento parziale e temporaneo senza però risolvere il problema.
La lesione del legamento crociato craniale è una patologia frequentissima che può colpire cani di tutte le razze ed età, con maggiore incidenza nei cani di taglia grande e gigante, nei cani sovrappeso ed in quelli iperattivi.
La lesione del legamento crociato craniale comporta vari gradi di instabilità del ginocchio del cane
L’instabilità causa dolore, soprattutto nei primi giorni seguenti la rottura, per poi arrivare all’artrosi nei casi più cronici o a lesioni dei menischi.
Il legamento si rompe a causa di una predisposizione morfologica della tibia (piatto tibiale particolarmente inclinato) in alcune razze.
A differenza dell’uomo (sciatore, calciatore, sportivo in genere) in cui la lacerazione del legamento è spesso di origine traumatica, nel cane il trauma riveste un ruolo meno importante.
Oltre alla maggiore inclinazione del piatto tibiale ci sono altre concause che possono portare alla degenerazione del LCA:
- sovrappeso
- obesità
- malattie metaboliche (sindrome di cushing, ipotiroidismo, diabete)
- alterazioni morfologiche che si riscontrano nella lussazione della rotula
Zampe dritte e zampe angolate
In alcune razze che hanno le zampe molto dritte come i cani Corso, i Boxer, i Bulldog, i Rottweiler o i Chow Chow, il piatto tibiale è particolarmente inclinato.
Questo comporta uno stress maggiore del legamento ogni qualvolta aumenta il carico nella fase di appoggio.
Pertanto, il legamento va incontro a degenerazione e con il tempo si rompe.
In altre razze come il Pastore Tedesco, che ha le zampe posteriori più angolate, è poco probabile che il legamento si rompa.
La lacerazione del LCA può osservare anche in cani di piccola taglia, spesso associata a lussazione rotulea che è un fattore predisponente.
Attraverso quali sintomi si manifesta la rottura del legamento craniale anteriore?
La rottura del legamento crociato si associa con una zoppia acuta dell’arto posteriore.
Il cane ha dolore quando flette il ginocchio e mostra dolorabilità quando si siede e non riesce neppure a farlo bene.
Apparenti miglioramenti?
Spesso la zoppia, dopo i primi giorni dalla rottura che causa dolore e infiammazione, può apparentemente migliorare ma solo perché il cane poggia meno la zampa e si attenua lo stato infiammatorio del ginocchio.
In seguito all’utilizzo dell’arto, la zoppia si ripresenterà in maniera ancor più evidente.
Questo tipo di zoppia viene caratterizzata come altalenante.
Le rotture parziali se non trattate esitano nelle rotture complete
L’utilizzo dell’arto, in presenza di rotture del legamento, può provocare danni alle strutture intra-articolari come i menischi.
Il menisco, se lesionato, porta ad un aggravamento della sintomatologia e nella maggior parte dei casi, il cane non poggia la zampa.
Nel caso in cui fosse presente anche una lesione del menisco, si può percepire un rumore particolare durante la manipolazione del ginocchio, il cosiddetto clank meniscale.
Il consiglio è di tenere il cane a riposo per non compromettere le strutture intra-articolari.
Come si fa diagnosi di rottura del legamento crociato craniale?
Per giungere ad una diagnosi corretta è di fondamentale importanza osservare il cane già al suo ingresso per la visita, analizzandone accuratamente l’andatura e la postura.
L’Ortopedico valuterà la stabilità del ginocchio con dei test che si usano anche in campo umano (test del cassetto e test di compressione tibiale).
Inoltre, valuterà anche la tumefazione dell’articolazione per poi procedere con le radiografie.
Studio radiografico e prelievo del liquido sinoviale
Lo studio radiografico viene effettuato in sedazione e ha la finalità di studiare l’inclinazione del piatto tibiale, il grado di artrosi ed i segni secondari radiografici che la rottura comporta.
In alcuni pazienti si effettua anche un prelievo del liquido sinoviale se si sospettano patologie sottostanti come infezioni o malattie immuno-mediate.
Quali sono i trattamenti per la risoluzione della rottura del legamento crociato craniale?
Una volta effettuata la diagnosi di rottura del legamento crociato craniale, il trattamento di scelta è sempre quello chirurgico.
Lo scopo dell’intervento chirurgico è quello di stabilizzare il ginocchio, eliminare il dolore e diminuire lo sviluppo di artrosi.
Spesso, come primo step, si effettua una mini-artrotomia per verificare i danni ai menischi e valutare come intervenire in base al tipo di lesione che presentano.
Quale intervento: tradizionale o biomeccanico?
Esistono due categorie di interventi: quelli tradizionali, volti a ricostruire o sostituire il legamento lesionato, e quelli biomeccanici, atti a modificare la biomeccanica del ginocchio ed a rendere superflua la presenza del legamento crociato craniale.
Intervento tradizionale
Ne fanno parte le tecniche intra-capsulari e le tecniche extra-capsulari, che tendono a stabilizzare il ginocchio utilizzando tessuti o materiali sostitutivi, posti nella stessa direzione del legamento crociato originario.
I pazienti candidati per questo tipo di soluzione sono cani al di sotto dei 15 kg, adulti, con un’attività motoria giornaliera non eccessiva.
La tecnica è utilizzabile anche nel gatto.
Intervento biomeccanico
Dei trattamenti biomeccanici fanno parte molte tecniche e la TPLO (osteotomia prossimale del piatto tibiale) è quella che si adatta a tutti i cani.
È una delle tecniche più studiata da più di 20 anni e offre un ottimo recupero funzionale dell’arto.
Consiste nel ruotare la porzione prossimale della tibia andando a ridurre l’inclinazione del piatto tibiale. La stabilizzazione avviene tramite una placca dedicata a questo tipo di intervento.
Il completo recupero dell’arto si ha tra i due-quattro mesi successivi l’intervento e i cani possono tornare alle normali attività comprese quelle sportive (agility, caccia).