Pseudoartrosi e callo osseo: quando il processo di riparazione di una frattura cane e gatto non raggiunge l’assestamento definitivo.

Pseudoartrosi e callo osseo: quando il processo di riparazione di una frattura cane e gatto non raggiunge l’assestamento definitivo.

Si parla di pseudoartrosi quando il processo di riparazione di una frattura non raggiunge un assestamento definitivo in capo a poche settimane e l’osso non si consolida.

Come avviene il processo di riparazione dell’osso fratturato?

Quando un osso si rompe, inizia un processo biologico che porta alla formazione del callo osseo.

Il callo osseo è un reticolo di tessuto fibroso prodotto dall’organismo intorno al sito di frattura e  che si estende da un moncone all’altro, facendo da ponte.

Questo tessuto si modifica progressivamente e calcificandosi, finisce per trasformarsi in osso vero e proprio.

Tuttavia, in circostanze patologiche la sua formazione e la sua calcificazione possono essere rallentate o tanto scarse da non consentire un consolidamento.

Ritardo di consolidazione o pseudoartrosi?

Per quanto remota, c’è la probabilità che la consolidazione di una frattura proceda a rilento ma che l’osso abbia comunque le potenzialità per guarire.

Purtroppo però, nella quasi totalità dei casi la pseudoartrosi è la conseguenza del mancato trattamento della frattura o di un errore nella scelta della tecnica chirurgica utilizzata.

Ecco perché è importante rivolgersi sempre a medici Veterinari specialisti in Ortopedia che siano in grado di accertare che il processo riparativo si è esaurito e che il consolidamento è quanto mai improbabile.

La diagnosi di pseudoartrosi viene formulata sulla base dell’anamnesi, dei segni clinici e dello studio radiografico

Alla visita clinica, l’animale presenta zoppia e si rileva una marcata atrofia muscolare da disuso dell’arto.

Talvolta sono evidenti anche deformità angolari e torsionali in corrispondenza del focolaio di frattura e ove presente la sovrapposizione dei monconi, l’arto può apparire più corto.

La classificazione delle pseudoartrosi

È possibile distinguere tre tipi di pseudoartrosi:

  • Ipertrofica: la vascolarizzazione delle estremità dei capi di frattura è sufficiente alla guarigione ma mancando la stabilità e/o il normale allineamento assiale, la riparazione non avviene.
  • Normotrofica: si denota scarsa presenza di callo osseo ed è conseguente all’utilizzo di una placca resasi successivamente instabile o che cede a causa di un intenso carico precoce.
  • Atrofica: si caratterizza per un difetto di vascolarizzazione del focolaio di frattura con arrotondamento e riassorbimento degli apici dei monconi ossei

La pseudoartrosi richiede necessariamente una revisione chirurgica per creare le condizioni di stabilità del focolaio e favorire il processo di osteogenesi riparativa dell’osso.

I fattori che il Veterinario Ortopedico valuta per correggere una pseudoartrosi 

Il Veterinario Ortopedico valuta una serie di fattori prima di decidere come intervenire:

  • localizzazione della pseudoartrosi
  • attività biologica dei monconi ossei
  • presenza di infezioni
  • tempo intercorso dalla frattura

Il trattamento chirurgico

Possono essere impiegate sia tecniche di fissazione interna che esterna.

Risulta particolarmente efficace l’impiego dell’apparato di Ilizarov.

Il fissatore di Ilizarov è formato da anelli e archi metallici di vari diametri, da placche forate per il bloccaggio dei fili e avvitabili sul supporto circolare.

Vi sono inoltre morsetti tenditori dei fili e aste di giunzione.

La fissazione di segmenti ossei permette di esercitare una compressione o una distrazione longitudinale dosata e di conservarne o modificarne la direzione.

La fissazione interna prevede invece l’utilizzo di placche ad angolazione stabile e viti.

Apicectomia e innesto osseo

Nelle forme atrofiche solitamente c’è una scarsa o inadeguata vascolarizzazione degli apici dei monconi.

Il Veterinario Ortopedico provvede innanzitutto a resecare i monconi dell’osso non vitale: è la cosiddetta apicectomia.

Poi ricorre all’innesto di osso spongioso prelevato nella parte più interna di un osso dell’animale stesso (omero, tibia o ala dell’ileo) oppure, in alternativa, di materiali sintetici biocompatibili.

L’innesto spongioso

Come il nome stesso lascia intendere, l’osso spongioso al microscopio si presenta come una spugna e al suo interno è ricco di midollo osseo.

L’osso spongioso ha elevate capacità osteo-induttive e rigeneranti.

Applicato sul sito di frattura, favorisce innanzitutto la rivascolarizzazione e la formazione del callo osseo.

Poi il rimodellamento dei monconi, il loro allungamento e infine il riempimento degli spazi sino alla guarigione della frattura.

Scopri la storia della completa guarigione di Cana dalla Pseudoartrosi

2024-08-28T10:40:49+00:00Ortopedia Veterinaria|

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