Il carpo del cane in seguito a iper-estensione, iper-flessione e rotazione dell’articolazione associate a fatica da sovraccarico, è soggetto a fratture e lussazioni.
Un’intensa attività fisica, come quella sostenuta da cani coinvolti in discipline sportive o operanti in specifici ambiti professionali, incrementa le sollecitazioni a carico del loro apparato muscoloscheletrico, aumentando il rischio di sviluppare patologie cosiddette “professionali”.
L’Agility Dog, giusto per citare una delle attività più note e praticate, è una disciplina che prevede che il cane affronti un percorso attrezzato con diversi ostacoli, salti, scatti e cambi di direzione repentini e a velocità.
Salti e cadute da altezze considerevoli implicano che tutto il peso del corpo del cane, quando si trova in fase di atterraggio, si sposti sulle zampe anteriori con conseguente sollecitazione delle strutture carpali.
La struttura del carpo del cane
Il carpo del cane è un’articolazione complessa formata da ben sei ossa:
- Trapezio (osso carpale primo): si articola con lo scafoide, il trapezoide e il metacarpo
- Trapezoide (osso carpale secondo): è posizionato tra il trapezio e il capitato e si articola con lo scafoide
- Capitato (osso carpale terzo): agisce da perno per la rotazione della zampa
- Uncinato (osso carpale quarto): si lega con l’osso piramidale, il capitato e l’osso scafosemilunare
- Piramidale (osso ulnare)
- Scafosemilunare (osso intermediale)
Il numero delle ossa coinvolte varia a seconda della dinamica e della gravità della frattura.
La classificazione delle fratture del carpo
Possiamo classificare le fratture dell’osso carpale radiale in quattro tipi principali:
- Quelle che coinvolgono le superfici prossimali, distali o entrambe
- Sminuzzate a forma di T
- Quelle del margine dorsale e palmare
- Oblique (le più comuni)
I sintomi della lesione del carpo
I cani con frattura manifestano generalmente zoppia e diviene evidente l’iper-estensione del carpo durante la camminata.
Nei casi più gravi, tutto il carpo arriva a poggiare per terra.
Come si effettua la diagnosi
Viene effettuata innanzitutto palpando la zona interessata e valutando la presenza di rigonfiamenti, tumefazioni o dolorabilità.
In fase di flessione, estensione e rotazione dell’articolazione potrebbero anche manifestarsi dei crepitii.
Poiché la struttura del carpo è assai complessa, per confermare la diagnosi di lussazione o rottura è necessario ricorrere alla diagnostica per immagini: esame radiografico, ecografia e persino TAC ove necessario.
Riduzione manuale della lussazione del carpo
La maggior parte delle lussazioni si può ridurre manualmente e viene stabilizzata tramite appositi bendaggi se l’intervento viene effettuato nei giorni immediatamente successivi al momento della lesione.
Nelle situazioni in cui siano avvenute fratture, nei casi di lussazioni croniche o quando la riduzione manuale non può essere conclusa con successo, è invece indicata l’alternativa chirurgica.
Stabilizzazione chirurgica della frattura del carpo
Se il carpo è fratturato, il ripristino funzionale dell’arto richiede un trattamento chirurgico con fissazione con viti compressive.
È bene sottoporre il cane all’intervento nel più breve tempo possibile specie se, come abbastanza tipico del problema, la diagnosi è stata fatta con un certo ritardo rispetto all’insorgenza dei sintomi.
Le articolazioni sono il vero e proprio sostegno del corpo dell’animale
Trascurare una frattura del carpo del cane comporta l’insorgere di osteoartrosi invalidante che potrebbe alla lunga rendere necessaria l’artrodesi.
L’artrodesi è un intervento chirurgico a cui il Veterinario Ortopedico ricorre quando non è possibile ristabilire la funzionalità di un’articolazione.
In pratica consiste nel rendere rigida l’articolazione attraverso l’utilizzo di placche.
In seguito all’artrodesi la funzionalità dell’arto non ritorna mai normale per quanto consenta comunque al soggetto di condurre una vita relativamente attiva e soprattutto senza dolore.
Il protocollo fisioterapico
Il recupero della funzionalità dell’arto può essere facilitato dall’attuazione di un protocollo fisioterapico mirato.
Esso ha principalmente lo scopo stimolare progressivamente l’appoggio e l’uso dell’arto ed evitare l’atrofia muscolare.